L’ Open Hardware abbatte i costi nello storage
Qualche giorno fa ho ordinato un NAS, cioè un apparecchio fatto allo scopo di offrire grandi quantità di spazio disco in rete, diciamo computer con un mini sistema operativo dentro (tipo FreeNas) che ad esempio può essere montato su Linux e usato come parte integrante del disco. Per 4 Terabyte, ovvero 4 dischi da 1024 Gigabyte, che poi in configurazione Raid5 diventano 3, si spende 720 Euro; salendo di dimensioni il costo però non è proporzionale e aumenta molto.
E se qualche ditta volesse fornire spazio di backup online illimitato a migliaia di suoi utenti a 5 dollari al mese, quanto dovrebbe spendere?
La californiana Backblaze ha fatto due conti e ha visto che era meglio sviluppare in casa la tecnologia necessaria a comporre questi notevoli sistemi di immagazzinamento dati, e poi ha deciso di mettere a disposizione delle comunità la propria conoscenza, con l’auspicio che con il loro esempio essa possa essere migliorata e resa ancora più economica.
Infatti per comporre il loro Petabyte e mezzo di spazio (1 Peta = 1000 Tera, abituiamoci alla parola) hanno usato elementi da 67 Terabyte, dal costo di quasi 8000 dollari l’uno, risparmiando quasi il 90%.
Questo può servire a dare un’idea di quanto lo sviluppo comunitario, comune, aperto, può dare un impulso anche economico e portare vantaggi a chi ne fa uso, e decide poi di seguire la stessa strada.
Non solo nel software.
Un altro esempio di hardware, e software, open che realizza un discreto risparmio è l’italiano Arduino.
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