Canzoni da 80mila dollari l’una
Sta facendo molto scalpore come è andato il nuovo processo per Jammie Thomas-Rasset, madre di 4 figli, che per aver condiviso in rete 24 canzoni sarebbe condannata a pagare 1.92 milioni di dollari.
Quello che ha fatto lei certamente non è giustificabile, non è giusto infrangere la legge che protegge questo diritto d’autore, lo sa bene chi usa software libero che ci tiene al rispetto delle licenze e vorrebbe che ogni possessore di Windsurf e Office fosse costretto a pagare la licenza (così magari ci penserebbe su prima di buttare via 500 Euro), tuttavia…
Tuttavia la cifra pare piuttosto spropositata e fuori da ogni logica del diritto,e alla fine testimonia come le major discografiche siano forti di appoggi legali e si facciano rispettare in tribunale.
Di contro, quando una di esse decise che i legittimi acquirenti di diversi suoi Cd dovevano essere spiati a loro insaputa da un programma rootkit, illegale e dannoso, istallato di frodo nei Pc degli ascoltatori dai Cd stessi, venne condannata a pagare se non ricordo male solo 7 dollari a persona.
E ancora vanno affermando che si sono comportati in modo legittimo.
Una disparità piuttosto preoccupante, a favore di chi ha soldi e quindi potere.
A favore di coloro che boicottano chi compra legalmente i loro prodotti, riempiendoli di protezioni che spesso ne bloccano l’utilizzo, e la legale copia di backup.
Di coloro che prima della visione di un film fanno passare spot antiprateria, come se gli avventori del cinema non avessero pagato un biglietto, spesso salato.
Di coloro che hanno fato istituire un “equo compenso” su tutti i supporti vergine, come se fosse scontato che su Cd e Dvd ci venga copiata illegalmente soltanto roba coperta dal diritto d’autore dei loro “protetti”, che in alcuni casi ne triplicano il prezzo.
E di coloro che di contro danno una percentuale risibile agli artisti che dicono di proteggere come guadagno per le loro vendite.
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