Obbligo di PEC prorogato a fine 2011
È notizia ormai risaputa che in data 25 novembre scorso il Ministero dello Sviluppo con una circolare ha chiesto a Unioncamere di non sanzionare coloro che non hanno ancora comunicato il loro indirizzo di PEC agli organi deputati.
Quello che è meno chiaro e diffuso, complici pubblicità televisive sibilline che costringono i potenziali interessati a lunghe ricerche su internet o a rivolgersi presso i propri enti associativi, è a chi spetta l’obbligo di comunicare, quindi di avere, un indirizzo di Posta Elettronica Certificata.
Negli spot si parla genericamente di “aziende”, mentre tale imposizione riguarda:
- le nuove imprese che si costituiscono in forma societaria (per esse l’obbligo risale addirittura al 29 novembre 2008) con comunicazione verso il Registro imprese;
- le imprese già costituite in forma societaria (s.p.a., s.r.l., s.n.c., società in accomandita semplice, società di mutuo soccorso, società cooperative, società estere aventi in Italia una o più sedi secondarie, società in liquidazione, etc) con comunicazione verso il Registro imprese;
- i professionisti iscritti in albi ed elenchi con comunicazione verso i loro rispettivi Collegi od Ordini.
Invece non sono tenuti a dare la propria PEC al Registro imprese i liberi professionisti, le imprese individuali e quelle non costituite in forma societari.
Una volta che abbiamo comunicato la nostra PEC, che cosa ci potremo trovare? Visto che farà parte dei dati societari, conoscibili da chiunque, potremo trovarci comunicazioni, con valore legale di raccomandate con ricevuta di ritorno, proveniente dai soggetti più disparati.
Dalal Agenzia delle entrate con comunicazioni di provvedimenti e sanzioni, ad avvocati con atti legali, citazioni, a varie sicoetà fornitrici con richieste messe in mora etc.
Insomma veramente tutto ciò che può arrivarci per raccomandata, che siano buone o cattive notizie.
Quindi una volta attivata è bene controllarla spesso.
Il precedente Governo già da tempo ha dato la possibilità a tutit i cittadini italiani di avere la propria personale grratuita casella di posta certificata, che però non si tratta di uan vera PEC ma di una CEC-PAC, perché non consente né di firmare digitalmente né di comunicare con altri soggetti se non con la Pubblica amministrazione.
Quindi è ottima ad esempio per richiedere certificazioni e documenti, mentre non è pensabile usarla con sicurezza per adempiere ai nuovi obblighi di legge, in quanto non consente il dialogo con tutti gli altri soggetti privati.
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