Brevetti sw – verso il baratro…
Si è appena svolta la votazione in Commissione Europea Affari Legali (JURI) che avrebbe dovuto decidere quali emandamenti portare all’attenzione del Parlamento europeo per la votazione finale il prossimo 7 luglio…
La situazione non è affatto incoraggiante, perchè sotto la pressione delle lobby dei brevetti, per ignoranza o convenienza anche coloro che avevano una posizione dura contro si sono ammorbiditi e le nostre speranze si sono ulteriormente assottigliate.
E’ ormai dal settembre 2003, cioè da quando il Parlamento respinse con forza l’idea dei brevetti sw portata andati dal Consiglio con una serie di emendamenti che esplicitamente li vietavano, che seguo da vicino questa a tratti assurda e grottesca vicenda, che si è trascinata fin qui alternando momenti di ottimismo e anche esultanza con ricadute in negativo, mentre sempre più persone prendevano coscienza della vera portata del problema, del reale pericolo per una vastissima fascia dell’industria informatica europea, ma mani come oggi riscontro nei mie amici e colleghi una sorta di pessimismo cosmico, come se già tutto fosse stato ormai scritto, come se il denaro e gli interessi economici dovessero ancora prevalere.
Certo, in genere è così, soprattutto per noi italiani che siamo stati presi in giro per decenni da politici che si arricchivano alle nostre spalle. è fin troppo facile prevedere una fine negativa, catastrofica.
Quello che è più difficile da mandare giù, che davvero toglierebbe molto alla stima di una realtà nata da non molto, è proprio il vedere che questo atteggiamento è esteso un po’ a tutta l’Europa, che si è disposti a dare retta a chi ha il portafoglio più grosso, invece che documentarsi un minimo sui fatti e ascoltare chi non ha nulla da guadagnarci, anzi, tutto da rimetterci.
Il perché i politici stiano dando retta alle multinazionali-multimiliardarie di oltreoceano e a una certa fascia industriale nostrana, guarda caso quella da cui il tessuto imprenditoriale europeo NON è rappresentato (c’è un substrato inimmaginabile di piccole e medie realtà che sono il vero traino dell’economia nazionale ed europea, da sempre), facendo sempre più esattamente quello che dicono loro e l’ufficio brevetti europeo (forse in materia l’organismo meno competente dopo quello statunitense!),
secondo me è riconducibile in sostanza a due motivazioni:
– quella economica, che tutti noi italiani ben conosciamo almeno dal 1991 in poi
– quella culturale, che nonostante gli sforzi profusi in questi due anni sembra non aver prevalso.
Inutile spendere parole sulla prima, ma la seconda è quella più dannosa, in quanto sono convinto che molti parlano in bona fide, credendo di difendere quello che è giusto che vada difeso, e di fare gli interessi dell’economia europea, del substrato.
Invece questa è una tragica misconcezione, un errore fatale che ci sta portando verso una normativa che metterà il cappio al collo a moltissime realtà ITC medio-piccole, quelle che a detta dei grandi saranno le più protette dai brevetti.
Basta pensare un attimo a tutte le risorse e i soldi necessari anche solo per controllare che il proprio campo di ricerca non infranga alcun brevetto, e nel caso per difendersi, per capire che certe cose sono aldilà della portata di molti, soprattutto gli sviluppatori di Software Libero.
Ma scusate, quando mai il pesce grande protegge e fa gli interessi di quello piccolo? Chi ancora è convinto che in economia (e non solo) “grande” non sia un sinonimo di “spregiudicato”, ha tutta la mia invidia per la sua visione ingenua e candida del mondo.
Per capire come sarà il futuro, basta dare un’occhiata oltreoceano: megacorporazioni cresciute a dismisura con teorie e tecniche cannibali al limite della correttezza (quando va bene), anche perseguite lungamente senza successo non per la loro innocenza ma grazie a un’amministrazione superiore compiacente che ne ha bloccato i processi, il resto è poco o nulla…
Se vogliamo i brevetti oltreoceano sono usati un po’ come armi di distruzione di massa, dove i colossi ne hanno qualche decina di migliaia per uno e se li tengono senza rivendicarli per far stare buono il vicino…
Ogni tanto qualche scaramuccia c’è, ma del resto un processo per un singolo brevetto costa solo qualche milione di dollari,
Non a caso oltre il 70% dello sviluppo è condotto in Europa, dove un efficientissimo ufficio brevetti nostrano fa di tutto per favorire il libero mercato concedendo di tutto di più senza il minimo criterio selettivo. Di peggio si è fatto, indovinate pure dove…
C’è un risvolto tragicomico in tutto questo, che se non si dipingesse pure qui sarebbe comico e basta, e cioè che si assiste recentemente al proliferare di cause intentate da piccole ditte a colossi per violazione di brevetto su cose che loro avevano registrato col, badate bene, solo scopo di fare causa a qualcuno. Esattamente: il paradosso, parente della follia pura, di una legislazione surreale ha permesso che ci potesse essere chi non è interessato a fare ciò che brevetta ma solo ad avere un brevetto e aspettare qualcuno che volenteroso di fare, ci caschi coma una mosca in una Drosera brevifolia. Ma scusate, secondo voi a che servono gli innumerevoli studi legali specializzati in cause sui brevetti? Dovranno pur mangiare anche loro no?
Questo è il modo statunitense di fare business che qualcuno è tanto ansioso di esportare in Europa…
Ma qual’è il fatidico errore di molti uomini europei, quelli moralmente integri? Il fatto di pensare che il brevetto è essenziale alla ricerca, e che questa battaglia si sta giocando sul filo del brevetti sì / brevetti no.
Prima di tutto: il copyright copre benissimo le invenzioni, e la lunga durata di un brevetto aveva senso quando la ricerca non era così veloce a progredire, quando con i brevetti qualcuno aveva tutto il tempo di riprendere i soldi investiti. Oggi non è più così, i brevetti non sono più un incentivo alla ricerca bensì un ostacolo, perché ingessano tutto per dei tempi che sono ormai ere geologiche, basti pensare allo sviluppo dei personal computer. Dovremmo solo ricordarci di ringraziare Fleming, che non brevettando la “sua” penicillina ne permise la diffusione a basso prezzo, con il risultato di non essere diventato miliardario ma aver salvato milioni di vite.
Secondo, e parimenti importante, molti parlano (per prendere in giro o perché ci credono davvero) come se si volesse impedire questi brevetti, come se non ci fosse una legislazione in materia, e invece non solo c’è, ma funziona pure bene, e il punto è comunque un altro: non si vuole impedire i brevetti, ma i brevetti SOFTWARE, cioè i brevetti sulle idee, quelli che hanno inscatolato il sistema ITC statunitense dentro un meccanismo di graduale decadimento e perdita, nonostante i miliardi lì investiti.
Il fatto è che da una parte si dice di non volere i brevetti sw (vedi Consiglio e Commissione europei) mentre basta leggere 2 righe della direttiva per accorgersi che questi signori ci vogliono prendere proprio per fessi, e dall’altra non si capisce ancora bene cosa voglia dire “brevetto software”, cioè “brevetto sulle idee”.
Per aiutare la comprensione, di recente Stallman ha scritto un bellissimo articolo che fa un paragone molto chiaro e compiuto tra software e il romanzo. Vedere per credere ma soprattuto per capire.
Ecco, io sono convinto che sedendosi tutti a un tavolo rotondo e mettendo in chiaro queste semplici questioni, ma in chiaro davvero per tutti, quelli che si alzano ancora convinti della bontà di questa normativa o hanno gravi problemi di comprensione o sono stati pagati per pensarla in quel modo.
Purtroppo questa è l’amara realtà che si profila: quel cappio al collo ce lo siamo messi da soli, tra non conoscenza e falsità.
Francamente non sono affatto contento di questa Unione europea, che si sta dimostrando così debole, così fallibile e così poco inclina a fare gli interessi dei proprio elettori.
O meglio, in realtà gli unici che sono stati finora dalla nostra parte sono i parlamentari europei, gli unici eletti direttamente da noi, e chi ci ha remato contro bene o male sono i bisogni che non abbiamo eletto, ma che sono arrivati lì più o meno nello stesso modo in cui i Ministri prendono le loro cariche. La nostra democrazia non è perfetta, ma non vorrei e mi addolorerebbe molto dover pensare di stare vivendo in un’Unione delle banane…
Mi toglierebbe la gioia e l’orgoglio di essere Europeo…
Che ne dite, ci sta bene così la situazione?…
Del resto, chi con Linux ci “gioca” e basta, alla fine se ne può anche fregare di quei 280 e passa brevetti che secondo una stima dell’anno scorso Linux infrangerebbe (e uno qualsiasi, se impugnato, basterebbe a far chiudere bottega)… ma chi ci vive?
Chi ci lavora e fornisce servizi basati su Linux? Chi ci sviluppa?
Guardate che anche Microsoft non se la passa bene in termini di cause sui brevetti, vista la quantità di processi che perde, ma cosa volete che siano 1-2 milioni di dollari per un multimiliardario? Come comprare un pacchetto di gomme! Anche la multa dell’antitrust europeo gli fa poco più di un baffo, figuratevi…
Questa è solo il punto di vista di un piccolo esponente del Software Libero, piuttosto insofferente, amareggiato e non disposto a tollerare che altri gli tolgano il sacrosanto diritto di decidere da sé cosa può e non può informaticamente “pensare” senza pagare…
Questo è solo un commento personale, ma forse utile per vedere le cose in un certo modo, perché dove non c’è passione le convinzioni trovano un terreno meno fertile, e del resto una ricerca scientifica ha appurato di recente che l’uomo tende a dare ragione a chi grida di più…
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